Piazza S. Ignazio

Roma (RM)

Luogo: Roma
Anno: 2019
Committenza: MIBACT - Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale
Superficie: 650 mq
Classi e categorie di lavori: E22

Negli anni trenta del Settecento l’architetto Filippo Raguzzini progettò Piazza Sant’Ignazio nel cuore del quartiere romano di Campo Marzio.
Fin dai primi sopralluoghi e vista l’importanza dell’area d’intervento, è sembrato opportuno avere un approccio progettuale che partisse da uno studio storico e architettonico del luogo, con l’obiettivo duplice di riqualificare lo spazio urbano e di valorizzarlo recuperando le relazioni spaziali perdute. Gli studi e le ricerche hanno messo in evidenza un’intima relazione tra la piazza e la chiesa di S. Ignazio, che evidentemente rappresentava un costante riferimento progettuale per Filippo Raguzzini. Questo tipo di relazione spaziale, prima dell'intervento, appariva fortemente ridimensionata dalle esigenze moderne di accesso all’area del traffico veicolare, causa di continue soste selvagge davanti alla chiesa. Da qui il rimedio inadeguato delle fioriere in funzione di dissuasori anti-sosta, che però che hanno fatto perdere i corretti rapporti spaziali e hanno attenuato notevolmente il forte legame tra l’edificio di culto e il vuoto urbano antistante.
Il progetto vuole ricreare questo legame mediante l'utilizzo di un segno moderno e minimale: la sfera. La semplicità della forma sferica-circolare e la sua duttilità, oltre che l’immediata associazione con la regola geometrica della piazza, ha dato un indirizzo progettuale preciso che trova un raffronto anche con una delle pagine più interessanti della storia della chiesa di S. Ignazio,spesso dimenticata, e che riguarda la cosiddetta “Palla di S. Ignazio”. Infatti, il cannone che dava lo sparo per segnare il mezzogiorno, prima di essere spostato al Gianicolo, era posizionato a Castel Sant'Angelo e il segnale al militare per effettuare lo sparo veniva dall’Osservatorio astronomico del Collegio Romano, che si trovava sul tetto della chiesa di S. Ignazio, mediante un congegno denominato appunto la “Palla di S. Ignazio”: una sfera composta da vimini intrecciati e rivestita da panni neri per essere meglio visibile nell’atmosfera, veniva issata su un’asta di pino alta 6 metri e collocata sul timpano della chiesa di S. Ignazio; alle 12 in punto veniva fatta scendere in modo tale da dare il segnale all’artificiere che, tramite un cannocchiale, poteva vedere il movimento e far così esplodere il colpo in coincidenza con la discesa della sfera.