Tempio di Venere e Roma
Parco Archeologico del Colosseo
MEDAGLIA D'ORO 2021: Premio internazionale "Domus - Restauro e Conservazione" - Fassa Bortolo - Università di Ferrara - VIII edizione
Luogo: Parco Archeologico del Colosseo - Roma (RM)
Anno: 2020-2021
Committenza: MIC - Parco Archeologico del Colosseo
Sponsorizzazione: FENDI
Superficie: 7643 mq
Classi e categorie di lavori: E22
Team: Acaia 61 Studio Architecture, Yellow Room Engineering, Decafib, Lithos S.n.c
Il Tempio di Venere e Roma, posto sulle pendici orientali della Velia, è il più grande edificio templare antico della città di Roma.
Voluto dall’imperatore Adriano, la sua costruzione si colloca nell’arco della prima metà del II secolo d.C; si trattò di una costruzione imponente che modificò l’aspetto dell’area e incise in maniera definitiva sul antico paesaggio urbano della città.
Il Progetto esecutivo per il Restauro del Tempio di Venere e Roma ha proposto un intervento conservativo inteso sia come momento di conoscenza del monumento che come riconoscimento della necessità della sua conservazione.
Come per tutti gli interventi di restauro conservativo I principi adottati sono stati quelli di minimo intervento, reversibilità, compatibilità fisico-chimica dei materiali impiegati e loro distinguibilità rispetto all’antico. Su tutti un obiettivo primario: non compromettere la valenza documentaria della fabbrica, salvaguardando l’autenticità così come determinata dalle stratificazioni storiche.
Essendo un edificio scoperto il tempio di Venere e Roma è da semprei totalmente esposto agli agenti atmosferici.
Al momento dell’intervento tutte le murature infatti presentavano uno stato di degrado diffuso causato dalla presenza di umidità di risalita e umidità da ruscellamento imputabile alle acque meteoriche. L’umidità aveva innescato diffusi fenomeni di deposito superficiale e patina biologica. La presenza, in alcuni punti, di vegetazione infestante, aveva aggravato i processi di disgregazione delle malte originarie nelle porzioni in cui il nucleo della muratura rimane esposto alle intemperie. Tra i degradi più frequenti si registrava l'erosione dei giunti di malta, il distacco di porzioni di muratura o intonaco con la conseguente perdita di materia originaria.
Il restauro ha seguito diverse fasi, propedeutiche e imprescindibili per una accurata conoscenza del monumento ed un corretto approccio agli interventi.
La mappatura delle superfici ha permesso di individuare puntualmente il tipo di degrado.
Una volta individuati e mappati i diversi fenomeni di alterazione e degrado si è ritenuto utile realizzare una serie di carte tematiche in cui l’analisi materica e quella del degrado è associata all’intervento previsto dalla metolodologia del restauro. Queste mappe di sintesi - modulate per permettere un aggiornamento continuo degli incrementi e modifiche - hanno favorito la definizione dei criteri d’intervento per la fabbrica storica e la redazione di un progetto compatibile con le caratteristiche intrinseche del monumento.
La pulitura delle superfici degradate, ed il conseguente consolidamento e riadesione di porzioni distaccate è ben visibile in particolar modo sui punti più delicati dell'edificio, come le losanghe o il cassettonato della volta.
E' opportuno ricordare che il Tempio di Venere e Roma ha subito diversi restauri tra Ottocento e Novecento, con interventi importanti che hanno dato all’edificio l’aspetto che ha adesso. Restaurare il Tempio ha signicato perciò anche operare un “restauro del restauro”. Questa pratica si è resa necessara sulle moderne pavimentazioni delle due celle e nel restauro delle colonne in porfido la cui anastilosi risale al Novecento, sulle quali è stata operato, oltre alla pulitura, al consolidamento la stuccatura di lacune o lesioni, anche una riequilibriatura cromatica.
Il restauro ha agito sull' elimininazione o riduzione sostanziale delle cause che hanno originato lo stato di degrado: in questa direzione si pensato ad un miglioramento dell’attuale sistema di raccolta delle acque meteoriche per garantire una regimentazione dei displuvi e rimuovere ogni possibile dilavamento sulle superfici, intervenendo in particolare sulla sommità della parete sud della Cella di Roma con l'aumento della sezione dell’attuale canale di raccolta e rimodulandone le quote per regolarizzare le pendenze e accompagnare le acque ai punti di smaltimento.
Punto fermo irrinunciabile è stato il tema dell’accessibilità: il Tempio di Venere e Roma è interamente visitabile anche dai portatori di diverse abilità tramite un percorso ad hoc.