Riprogettare l’immagine di uno tra i siti archeologici più visitati al mondo

23 | 10 | 2020

Una sfida che ha un unico obiettivo: valorizzare una delle aree archeologiche più belle al mondo modificandone (senza alterare) l’impatto visivo

di Andrea Gratteri

La riqualificazione dell’immagine del Parco del Colosseo, Palatino e Domus Aurea è un tema tanto affascinante quanto complesso e delicato, che A61S ha accolto, fin dal momento dell’incarico, con grande entusiasmo e cauto approccio.
ll primo deriva evidentemente dall’opportunità di valorizzare una delle aree archeologiche più importanti e belle al mondo, mentre il secondo scaturisce dal fatto che il Par.Co è una realtà archeologica che si è consolidata nel tempo con un’immagine ben definita e strutturata nella mente di ciascun visitatore.
L’esigenza della Soprintendenza è quella di aumentare il livello di sicurezza anti terrorismo e anti intrusione, in particolar modo negli accessi al Par.Co, valutati particolarmente vulnerabili.
L’occasione è quella di risolvere un’esigenza pratica rendendola un punto di forza progettuale finalizzato alla valorizzazione del sito, mediante l’utilizzo di pannellature metalliche forate o stirate, che lascino passare lo sguardo dell’osservatore e garantiscano la sicurezza necessaria.


Far emergere la “ struttura dell’ immagine”: una trasposizione della teoria di Cesare Brandi ai fini della progettazione


Gli strumenti utili per affrontare questo tipo di progetto non possono che essere teorici e di restauro, a partire dalla domanda principale: come realizzare un progetto del genere in un contesto così straordinario, senza dare un’impronta che ne modifichi nettamente la percezione o che appaia anacronistica.

Bisogna comprendere bene il tipo di tema che si sta affrontando, perchè appare evidente che non si tratta di riflettere su un monumento isolato, nè tanto meno su un contesto omogeneo e percepibile nel suo insieme. Infatti, quando ognuno di noi pensa al Parco del Colosseo, che comprende il Palatino, l’area dei Fori, la Domus Aurea, ha in mente una serie di immagini simboliche che rimandano alla propria idea personale di questo luogo, e che nel loro insieme formano un unicum con una sua identità ben riconoscibile.

Se il Par.Co viene percepito come un unicum e non una sommatoria di monumenti, prendendo in prestito la teoria di Cesare Brandi sulle lacune, posta la necessità dell’intervento, si può assimilare l’oggetto in questione, il limite fisico rappresentato dai cancelli, proprio a una lacuna in un contesto ben riconoscibile: ne deriva che il progettare un’architettura contemporanea, espressione del nostro tempo, in un tale contesto dall'alto valore storico e simbolico, è assimilabile all’atto di “colmare una lacuna”.

Questa riflessione fa scaturire delle considerazioni. La prima è che un’architettura contemporanea concepita con carattere autocelebrativo, esalta sè stessa e potrebbe rappresentare una “reintegrazione di fantasia” che fa confondere quel senso di unità potenziale cui si ambisce con un intervento di restauro. La seconda è che, viceversa, una reintegrazione che abbia un carattere emulativo risultebbe fuori tempo, fuori luogo.


L’atto progettuale è sempre contemporaneo, che sia di restauro o di progettazione del nuovo.


L’indirizzo progettuale segue a questo punto delle logiche ben definite, che tendono alla reintegrazione mediante un “segno riconoscibile” ma non autocelebrativo e propendente al neutro, assimilabile concettualmente a quello che Brandi definiva “struttura”.
Bisogna a questo punto capire se l’esempio del trattamento delle lacune, valido certamente su un’opera pittorica, sia applicabile, con le dovute trasposizioni, ad un comparto architettonico e naturalistico, tridimensionale e nemmeno percepibile per intero. Il confronto è possibile se per “immagine” intendiamo un aspetto paesaggistico e di impatto visivo, e con “struttura”, ci riferiamo al “tessuto” edilizio, che nel contesto esteso può essere inteso come il tessuto urbano di innesto delle singole architetture, invece, nell’oggetto specifico, il “limite fisico” del Par.Co, rappresentato dalle cancellate che tutti noi abbiamo ben impresse nella memoria.
Per la natura del contesto, percepibile nelle tre dimensioni e con uno spazio e tempo soggettivi, l’immagine viene assimilata in maniera differente a seconda del tipo di osservazione (punti fissi e differenti oppure in movimento, dall’esterno o dall’interno, ecc.); questo indirizza l’idea di progetto verso la reintegrazione del comparto, col fine di far emergere la “struttura dell’immagine” in modo neutro, tale da valorizzare il contesto, facilitare la percezione di unità, nel più totale rispetto dell’immagine consolidata e attualizzata.

Sono queste le linee guida che hanno indirizzato A61S nella progettazione di un intervento attualmente in corso.